E se vivessimo in una simulazione creata al computer da una civiltà aliena avanzata?

«Che cosa vuol dire “reale”? Dammi una definizione di “reale”. Se per reale ti riferisci a quello che percepiamo, a quello che possiamo odorare, toccare e vedere, quel “reale” sono semplici segnali elettrici interpretati dal cervello». Questa frase è tratta dal film “Matrix” ed è proferita da Morpheus a Neo, nel momento in cui tenta di spiegargli la vera natura di Matrix, elaborata simulazione olografica concepita per sfruttare l’energia corporea degli esseri umani.

E’ solo l’idea fantasiosa di una sceneggiatura? In verità, l’ipotesi che il nostro universo possa essere una simulazione tridimensionale è stata avanzata da diversi scienziati. Certo, si tratta di un’idea da capogiro, ma in fin dei conti è solo un modo per tentare di descrivere uno dei più grandi misteri che è sotto i nostri occhi e che può riassumersi in una semplicissima domanda: “ma che cosa è la realtà“?

Secondo alcuni eminenti scienziati, la realtà che abbiamo sotto gli occhi potrebbe essere il frutto di una elaborata simulazione olografica programmata in un super-computer da una civiltà di esseri enormemente più avanzata della nostra. Se questo sospetto abita nelle nostre menti, c’è un modo concreto per scoprire se questo è vero? E che mai avrebbe potuto creare un piano tanto inquietante e, soprattutto, per quali scopi? Infine, sarebbe possibile fuggire da questo Universo-Matrice?

Il fisico Alain Aspect ha condotto un esperimento di notevole interesse per dimostrare che la rete di particelle subatomiche che compone il nostro universo – il cosiddetto “tessuto della realtà” – possiede quelle che sembrano essere innegabili proprietà olografiche.

Inoltre, secondo la teoria proposta da Robert Lanza (autore del libro “Biocentrism” – How Life and Consciousness are the Keys to Understanding the True Nature of the Universe – “Biocentrismo” – Come la vita e la coscienza sono le chiavi per comprendere la vera natura dell’Universo), la morte potrebbe essere solo un’illusione, l’esperienza sensibile dell’uscita dall’Universo olografico.

 

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